Un Registro delle attrici e degli attori professionisti è il fondamento imprescindibile per avere una chiara identità, sia al proprio interno che all’esterno, e per creare una necessaria coscienza di categoria.
L’Associazione RAAI:
persegue la tutela e la valorizzazione della professionalità nell’arte drammatica, con l’obiettivo di creare le condizioni perché anche i professionisti meno in vista raggiungano un livello di riconoscimento professionale e istituzionale che permetta loro di vivere del proprio mestiere;
si propone di dialogare con tutti gli altri soggetti delle filiere cinematografica e teatrale – produttori, autori, troupe, maestranze, distributori, esercenti – per conoscere e armonizzare le esigenze di ognuno e individuare e proporre in condivisione riforme di sistema che generino maggior lavoro e migliori condizioni nell’interesse di tutti;
crede nell’importanza di riconoscere uguale rilievo, considerazione e tutela alla produzione (e distribuzione) mainstream e a quella indipendente; per favorire maggiore produzione di lavoro e pluralità espressiva, nell’interesse dei lavoratori della filiera, della fecondità artistica e culturale del sistema e per recuperare quel pubblico che non trova stimolo in un’offerta troppo spesso omologata;
persegue la diffusione in Italia di una maggiore cultura e percezione sociale dello spettacolo come ambito professionale altamente qualificato in tutte le sue componenti tecniche ed artistiche.
crede nell’importanza di adottare formule che favoriscano una maggiore distribuzione del lavoro;
crede nell’importanza di adottare formule di premialità per le produzioni che distribuiscano lavoro con rispetto della parità di genere;
rivendica la presenza di attrici e attori nel Consiglio Superiore dello Spettacolo e in tutte le Commissioni consultive e decisive di misure e finanziamenti, essendo quella dell’interprete la professione intorno alla quale ruotano tutte le altre professioni dello spettacolo e la più esposta, ma la più fragile dal punto di vista professionale e di tutele sociali;
crede nell’importanza di adottare misure che contribuiscano a colmare la sperequazione comprovata nell’industria dell’audiovisivo, tolti i ruoli protagonisti, tra ruoli femminili e maschili a discapito dei primi; ciò, oltre che per equità occupazionale, anche per le ripercussioni culturali che ne scaturiscono;
segnala che è necessario tenere conto nei requisiti richiesti per le tutele sociali che quella dell’interprete è una professione che dopo i 50 anni declina sensibilmente, ancor più per le donne, offrendo sempre minori occasioni di lavoro (per il teatro è sufficiente analizzare statisticamente ad esempio i testi classici e per l’audiovisivo le tendenze di mercato);
crede nell’importanza di adottare misure e formule che favoriscano la possibilità di accesso ai finanziamenti anche a nuove idee, nuovi autori, nuovi imprenditori;
si propone di promuovere iniziative a sostegno della categoria con particolare attenzione a chi versi in condizioni di difficoltà.