RAAI sostiene #UnTeatroInOgniCarcere

Alla Camera è in attesa di approvazione la proposta di Legge n. 2933 del 9 Marzo 2021, Disposizioni per la promozione e il sostegno delle attività teatrali negli istituti penitenziari.

E’ stato studiato che il rischio di recidiva si abbassa del 90% nei detenuti che praticano teatro.  “Porsi il problema di cosa accade a una persona reclusa è una cosa che riguarda tutti, perché se la persona che ha commesso una serie di errori, una volta arrivata nel carcere, ha la possibilità di praticare una trasformazione, questa persona verrà restituita alla società cambiata”, spiega il deputato Raffaele Bruno, primo firmatario della proposta di Legge e fondatore del collettivo Gli Ultimi Saranno.

“All’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, il teatro in carcere – già presente in molti istituti con attività amatoriali o tradizionali –  assume significati, metodologie e obiettivi nuovi, che si precisano e si consolidano nel tempo. Si pone l’accento sulla pratica teatrale piuttosto che sullo spettacolo, sull’attività laboratoriale e creativa dei detenuti, sulla funzione terapeutica e pedagogica di quest’ultima”, si legge sul sito del Ministero della Giustizia. Poi ancora: “Il Teatro in carcere si configura oggi come una pratica formativa non tradizionale, che aiuta la riscoperta delle capacità e delle sensibilità personali, ma anche una modalità di espressione positiva di emozioni negative o angoscianti; l’esperienza del gruppo teatrale consente, infatti, di sperimentare ruoli e dinamiche diversi da quelli propri della detenzione, sostituendo i meccanismi relazionali basati sulla forza, sul controllo e sulla sfida con quelli legati alla collaborazione, allo scambio e alla condivisione”.

“Attualmente le attività teatrali in carcere sono affidate in gran parte a iniziative di volontariato da parte di formatori spesso amatoriali. Senza sottovalutare minimamente questo preziosissimo contributo, se passasse la legge queste attività diverrebbero strutturali e affidate a formatori professionisti, riconosciuti e trattati come tali e il beneficio sarebbe enorme: in carcere, percepire di ricevere dalla società un’attenzione qualificata è determinante, infatti, per non consolidare nel proprio inconscio lo status di emarginato”, dice Alessandro Freschi, portavoce del collettivo.

Come RAAI Registro Attrici Attori Italiani abbiamo sposato e sosteniamo questa proposta di Legge che collima esattamente con uno dei principi alla base del nostro statuto: promuovere il valore sociale delle attività artistiche e culturali e della formazione in quanto strumenti di identità e di crescita personale, con attenzione in particolare alle fasce sociali più fragili. Auspichiamo l’approvazione della proposta in tempi quanto più brevi possibili, perché non rischi di andare oltre i tempi dell’attuale legislatura vanificando gli sforzi e il lavoro svolto. L’istituzionalizzazione di questa pratica preziosissima in termini di terapia relazionale e recupero personale comporterebbe inoltre riconoscimento occupazionale come formatori proprio alla categoria delle attrici e degli attori professionisti.

Patrizio Rispo, già attivo da anni in molte attività di tutela degli artisti professionisti e di rilievo sociale anche nelle carceri, per sostenere e sollecitare l’approvazione della Legge ha avviato la petizione “Per il Teatro in ogni carcere”. Questo il link per firmarla: https://chng.it/t8x4JxPK

Ancora Raffaele Bruno: “158 carceri possono trasformarsi profondamente partendo da questo piccolo passo. Se si innesta un cambiamento evolutivo, può partire un’incontenibile onda benefica e travolgente. Questa legge è per tutti i lavoratori delle carceri, perché quando si fa arte si crea armonia e luce anche nei luoghi bui”.

La proposta di Legge è disponibile qui, nella sezione Documenti del portale RAAI – Registro Attrici Attori Italiani

 

(immagine dal backstage del film “Cesare non deve morire” di Paolo e Vittorio Taviani)