
29 Lug Convegno “Quale futuro per il lavoro?” – RAAI: “Necessaria la tutela di attrici e attori e del cinema indipendente”
Il 26 luglio scorso abbiamo preso parte al Convegno “Quale futuro per il lavoro?” organizzato su iniziativa della Senatrice Sbrollini in collaborazione con la Fondazione Bruno Buozzi e Fabrizio Barbone, svoltosi nella Sala Capitolare del Senato.
Si è trattato di un ampio dibattito sull’attualità e sulle prospettive del mondo del lavoro nei suoi diversi settori e nelle sue diverse declinazioni con la partecipazione di rappresentanti politici, sindacali e dell’impresa. Non sono mancati diversi riferimenti anche alle potenzialità dell’uso e ai rischi dell’abuso della cosiddetta Intelligenza Artificiale.
Il nostro intervento – dedicato a Tonino Pavan, amico, ancor prima che collega, recentemente scomparso, che si è speso da sempre con generosità per la difesa dei diritti degli interpreti e che così vicino è stato alla nascita e alla crescita in questi tre anni del Registro Attrici Attori Italiani – ha teso a presentare le reali dinamiche e la reale situazione della professione degli interpreti in Italia oggi, ancora misconosciuta e non riconosciuta nella sua realtà e purtroppo oggetto di luoghi comuni profondamente infondati che confondono la massa della categoria con i pochissimi noti costantemente in vista.
“Fassbinder diceva che il livello di civiltà di un Paese si misura dalla condizione sociale delle donne. Ed aveva senz’altro ragione. Ma crediamo che lo stesso si possa e si debba dire per la condizione sociale dell’arte e degli artisti”, ha detto Raffaele Buranelli per il RAAI, affermando anche: “La professione dell’attore è emblematica di come esistano nel sistema previdenziale italiano ancora zone di vuoto legislativo e ampia carenza di diritti“.
Ha proseguito poi Buranelli: “A nostro parere, così come è necessario riconoscere le specifiche dinamiche professionali degli attori per modulare i requisiti di accesso alle prestazioni, sarebbe necessario riconoscere e rispettare le dimensioni delle imprese per modulare i requisiti di accesso ai finanziamenti. Mi riferisco alla recente proposta del Sottosegretario Lucia Borgonzoni di modifica dei requisiti di accesso al Tax Credit nell’audiovisivo che penalizzerebbe le piccole e medie imprese, che rimarrebbero tagliate fuori da questa misura imprescindibile peraltro secondo una logica contraria a quella per cui la misura è nata, cioè proprio sostenere e favorire la pluralità produttiva ed espressiva. A nostro parere anche i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, quello Troupe così come quello Interpreti di audiovisivo attualmente in discussione, andrebbero modulati in base al budget produttivo dell’opera, proprio per permettere anche alle piccole e medie imprese indipendenti di operare e generare lavoro nell’interesse di tutti“.
La recente proposta di modifica al Tax credit avanzata dal Sottosegretario Borgonzoni (necessario aver realizzato negli ultimi 5 anni almeno 3 opere dal budget medio di 1,5 milioni) ha suscitato la condivisibile disapprovazione delle produzioni indipendenti di dimensione più contenuta. Il 70% di loro si vedrebbe infatti negato l’accesso al Tax Credit, che è lo strumento fondamentale su cui si impernia la produzione di audiovisivo. L’elemento di ambiguità, possibilmente da correggere, alla base della confusione tra piccole produzioni e Major, a discapito delle prime, è la definizione poco efficace di “produttore indipendente” prevista dalla legge, che finisce di fatto per accomunarle.
Crediamo che, se una modifica del Tax credit ci debba essere, anzi, possa essere immaginata in un Tax credit decrescente per fasce crescenti del budget dell’opera: 40% fino ad una quota del budget, 30% da quella quota in su e così via. In questo modo si tutelerebbero le piccole produzioni, evitando che le opere dai grandissimi budget e le società di dimensioni più rilevanti assorbano la quasi totalità delle risorse. Naturalmente prevedendo misure di controllo perché non accedano al Tax credit operazioni poco trasparenti o che non rispettino canoni produttivi di professionalità (utilità dei Registri professionali). Allo stesso tempo andrebbero introdotte regole e provvedimenti perché anche la produzione di cinema indipendente trovi distribuzione e circuitazione .
Tutto questo per la crescita del sistema cinema e audiovisivo in Italia nell’interesse di tutta la filiera in termini occupazionali e di pluralità creativa ed espressiva. Si assiste oggi in Italia ad una produzione in parte conformata e ripetitiva, con troppe poche eccezioni e con pochi esempi di opere esportate con successo, spesso limitate a quelle dei maestri e dei pochi registi affermati internazionalmente.
Trovi qui, nella sezione Documenti del portale RAAI, il testo completo dell’intervento.