26 Mag Miti da sfatare
Qualche giorno fa Ferzan Ozpetek ha presentato al Festival di Cannes la sua nuova App.
Se da un lato può essere giusto dare opportunità ai talenti nascosti, quelli che ci appaiono involontariamente fraintendibili – ancor più perché espressi da uno dei maggiori autori del nostro cinema – sono alcuni termini e concetti che Ozpetek ha utilizzato nell’occasione rivolgendosi alle professioni di attore, cantante o regista: “mettersi in mostra”, “in un minuto”, “ottenendo più click si diventa attore, cantante o regista del mese“, “mi piacerebbe tirar fuori qualche talento“.
A nostro parere ne emerge una sintesi un po’ parziale che, se non affiancata da altre precisazioni, rischia di essere nociva per chi la recepisce e deleteria per l’idea che diffonde. Può sembrare, infatti, che per “fare” l’attore, il cantante o il regista basti mettersi in mostra o avere talento, come se non ci fossero già moltissimi talenti riconosciuti e affermati ma “parcheggiati” o come se si trovassero sempre ruoli e lavori pronti ad attenderti per costellare la tua carriera. E ci sembra che la prospettiva di “fare” l’attore, il cantante o il regista risulti come una prospettiva sicuramente gloriosa, un Eden la cui via di accesso è giusto che sia offerta a tutti. Mentre sappiamo che – a prescindere dal talento – sono percorsi ardui, irti, quando non addirittura frustranti e per loro natura assolutamente instabili e incerti.
Da tre anni lavoriamo per trasmettere, oltre che alle Istituzioni e alle parti sociali, anche all’opinione pubblica e all’immaginario collettivo la consapevolezza che quello dell’attore è un mestiere che, come ogni altro, richiede impegno e sacrificio, studio e preparazione, ma che, a dispetto di quello che sembra, offre molto meno di altri lavori in termini di tutele sociali e di garanzia di continuità e sopravvivenza. Da anni lavoriamo per sfatare i luoghi comuni che ammantano questa professione e non vorremmo che le parole di Ozpetek dessero adito a fraintendimenti. L’idea già diffusa tra i giovani, e non solo, è proprio che per avere successo basta mettersi in mostra, appunto, senza tener conto della formazione – e di vetrine, oggi, con i social network, per fortuna non ne mancano. Sottolineiamo quindi che una cosa è fare l’attore, altra cosa è essere un attore, altra ancora è essere attore professionista, cioè riuscire a vivere di questo lavoro per sua natura precario.
Con grande stima per Ferzan Ozpetek, diamo per scontato che condivida con noi l’importanza della formazione, dello studio e della professionalità – tanto che lui stesso tiene corsi di recitazione – e che non avesse considerato questi risvolti. Per questo abbiamo sentito la necessità, e il dovere, come RAAI Registro Attrici Attori Italiani, di esprimerci al riguardo. Perché, come diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa: “Le parole sono importanti”.
Un caro saluto a Ferzan.