Contratto Nazionale Attrici Attori: Luna quadrata e disinformazione

Il 31 gennaio scorso, in riferimento al Contratto Collettivo Nazionale per attrici e attori di audiovisivo recentemente sottoscritto tra Sindacati e Associazioni datoriali, fino ad oggi inesistente, il Sole 24Ore pubblicava un articolo a firma di Francesco Prisco dal titolo: “Cinema, per gli attori la paga minima partirà da 650 euro al giorno“. L’affermazione non corrisponde a verità, dal momento che il minimo è stato stabilito in 325 euro lordi al giorno, e viene peraltro smentita all’interno dell’articolo stesso, che riporta comunque informazioni incomplete.
Ci corre pertanto l’esigenza di replicare, ritenendo titolo e articolo lesivi, sia della correttezza dell’informazione che per l’immagine che danno della situazione della nostra categoria. Chi non conosca la realtà della nostra professione, infatti, e abbia letto l’articolo o, peggio, solo il titolo, avrà pensato comprensibilmente: “Gli attori con 650 euro al giorno di minimo hanno anche il coraggio di lamentarsi?”.

Anche il dato riportato dall’articolo di “100.000 addetti” (Che strana terminologia… addetti a cosa?) ci chiediamo da che fonte derivi. Nello studio “Vita da artisti” del 2017 la CGIL parlava erroneamente di 74.000 attrici e attori, considerando tali tutti coloro che avevano una posizione Enpals aperta. Criterio sbagliatissimo se si vuole analizzare attendibilmente una categoria professionale, visto che la posizione Enpals ce l’ha chiunque abbia lavorato come attore anche un solo giorno della propria vita. Al dato di 100.000 “addetti” si può giungere, quindi, solo continuando a non voler considerare quella dell’attore una categoria professionale.

Da qualche settimana i sottoscrittori del nuovo Contratto Collettivo ne danno una lettura entusiastica. Ciò naturalmente non meraviglia, comprendendo che debbano sostenere le condizioni che hanno accettato, con un risultato che suscita forti delusione e preoccupazione, nella parte di categoria che si è presa la briga di leggerlo. I Sindacati hanno voluto discutere questo Contratto solo con i propri iscritti, senza condividere le valutazioni con la categoria e senza voler ascoltare il parere unanime che il Tavolo Aperto Attrici Attori per il CCNL offriva loro. Creare una posizione condivisa con la categoria è il presupposto minimo se si vuole davvero ottenere qualcosa in una trattativa già di fatto comunque sbilanciata. Ed ora inevitabilmente i Sindacati promuovono il proprio operato e sé stessi, a costo di presentare la Luna come quadrata.

Ma da una testata come il Sole 24Ore ci saremmo attesi maggior approfondimento e la correttezza di offrire la contestualizzazione necessaria per interpretare correttamente le informazioni riportate nell’articolo. Spiegando, ad esempio, a chi non conosce il lavoro dell’attore, che quelle paghe comprendono un lavoro che è molto più esteso della giornata lavorativa. All’attore vengono pagate e riconosciute solo le giornate di set e non tutte quelle di preparazione e studio indispensabili per essere pronto la mattina sul set con la conoscenza del copione, del personaggio, della scena, con le abilità richieste e con la memoria ferrea. Vale l’esempio dell’avvocato, che non lavora solo il giorno dell’arringa; o dello sportivo professionista, quando affronta un match. Per non parlare poi della disponibilità richiesta ad attrici e attori, che può impedire di accettare altri lavori per tutta la durata delle riprese di un film o di una serie, quindi anche per 6 mesi, magari per svolgere 3 o 4 giorni di lavoro (uno degli aspetti che nel contratto è risolto in maniera irrilevante).

Entrando nel merito della Luna quadrata, come RAAI e come Tavolo Aperto Attrici Attori per il CCNL per 20 mesi abbiamo segnalato ai Sindacati il rischio di dividere i minimi per fasce di ruolo: rischio di “ingabbiamento” delle paghe dei ruoli medi e piccoli al di sotto del minimo della fascia superiore. La divisione in fasce è adottata solo dalla Spagna in tutta Europa e non se ne comprendeva la necessità datosi che il Contratto Doppiaggio, ad esempio, prevede un minimo unico uguale per tutti. Chiedevamo un minimo unico uguale per tutti anche per l’Audiovisivo, più alto per chi fa ruoli medi e piccoli, cioè la fascia di professionisti più fragile, quella che avrebbe avuto sì bisogno di tutela dal Contratto Collettivo, visto che i protagonisti bene o male hanno il loro potere contrattuale. La facile sostenibilità della richiesta è dimostrabile con l’incidenza marginale dei ruoli medi e piccoli sul “monte pose” del piano di lavorazione e con la parametrazione, come chiedevamo, delle paghe minime al budget dell’opera (non solo in basso, ma anche in alto).

Le paghe minime che i Sindacati hanno inserito nelle loro richieste, già più basse di quelle normalmente in uso per i professionisti, al tavolo di trattativa sono state abbassate a livelli che nessuno avrebbe immaginato: 650, 425, 325 euro lordi a seconda dei casi, per di più con l’incomprensibile riduzione dall’ottava giornata in poi. Va considerato che un attore può girare 3, 5, 10 scene anche in un solo giorno contributivo, andando a ricoprire quindi un ruolo tutt’altro che trascurabile. Il protagonista di un film può svolgere il suo lavoro in 20-25 giorni contributivi di set. Motivi per i quali, la grande maggioranza degli attori professionisti firmerebbe senza indugio per fare 20 giorni contributivi di set ogni anno. Paghe del genere, dunque, non permettono di vivere di questo lavoro e rappresentano un colpo pesantissimo, sì, è vero, storico, alla professionalità nell’arte attoriale in audiovisivo in Italia, ancor di più per i giovani che non hanno potere contrattuale.

Un Contratto Collettivo ha lo scopo di salvaguardare una professione, ovviamente nelle fasce più fragili e il potere contrattuale da diverso tempo non ce l’ha quasi più nessuno e comunque sempre di meno; con le paghe minime di questo Contratto per i giovani sarà impossibile vivere di questo lavoro, figuriamoci per gli adulti, e quindi dovranno necessariamente considerarlo e trattarlo come un secondo lavoro con cui al limite arrotondare: cresceremo cioè generazioni di non professionisti. Questo nuovo, “storico”, Contratto sancisce dunque ufficialmente la fine della possibilità di professionismo per chi ricopre ruoli medi e piccoli.

Ultimo – ma non affatto ultimo – come segnalato nella Lettera Aperta inviata il 29 dicembre a SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, Anica, APA, APE e per conoscenza a LARA e ASA (le Associazioni di agenti di rappresentanza), temiamo poi che una pericolosissima ambiguità nell’articolo sulla post-sincronizzazione possa rappresentare nei fatti la cessione dell’unico diritto conquistato da attrici e attori italiani in oltre un secolo con la cosiddetta Legge “voce-volto” (Legge del 1979 n.589), vale a dire il diritto di doppiarci nella nostra lingua. Naturalmente speriamo di sbagliarci e chiedevamo pertanto che nel Contratto, per superare l’ambiguità, si richiamasse espressamente quella Legge rinnovandone la validità. Non abbiamo ricevuto risposta e rassicurazione.  Trovi qui la Lettera Aperta inviata il 29 dicembre.

Non resta che appellarsi alla coscienza dei produttori e alla loro consapevolezza che svilire il mestiere centrale del cinema e dell’audiovisivo, quello su cui converge il lavoro di tutte le altre arti e professionalità coinvolte, vuol dire svilire le opere stesse e quindi tutto il sistema artistico, culturale e industriale italiano. All’estero assistiamo ad interpretazioni strepitose anche in piccoli ruoli, in Italia sempre più spesso assistiamo nei medi e piccoli ruoli ad interpretazioni imbarazzanti, che tolgono valore e credibilità anche ai validi artisti che affiancano e al prodotto. Ma segnaliamo che, purtroppo, si registrano già le prime proposte di ingaggio a 325 euro lordi per film che partiranno dopo l’entrata in vigore del nuovo Contratto, rivolte a professionisti con 30, 40 anni di carriera o più, che fino ad oggi guadagnavano 4 o 5 volte di più.

Chiediamo dunque: cosa festeggia esattamente chi festeggia questo nuovo Contratto?

 

Trovi qui il Contratto Collettivo Nazionale per Attrici e Attori di cineaudiovisivo, che entrerà in vigore dall’1 marzo 2024

 

L’articolo del Sole 24Ore del 31 gennaio a firma di Francesco Prisco