Approvato schema decreto per introduzione indennità di discontinuità per lavoratori dello spettacolo. Tranne, come al solito, attrici e attori…

Si legge in un comunicato del Ministero della Cultura di ieri, 28 agosto 2023: “Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha approvato, nella riunione di oggi, uno schema di decreto legislativo riguardante il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità nonché l’introduzione di un’indennità di discontinuità in favore dei lavoratori dello spettacolo. Il provvedimento è il risultato del lavoro congiunto svolto dal Ministro Sangiuliano e dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone“.

Ci affrettiamo quindi, pieni di aspettative, ad andare a leggere lo schema di decreto… e scopriamo, guardando i numeri, che ancora una volta, dopo 3 anni di audizioni, incontri, articoli, convegni, spiegazioni, argomentazioni, documenti faticosamente redatti e trasmessi… le attrici e gli attori non rientreranno mai neanche nei requisiti richiesti per l’accesso all’indennità di disoccupazione! Reddito sotto i 25.000 euro l’anno sì, ma con almeno 60 giornate nell’anno… Per un attore di audiovisivo i due requisiti non possono convivere: un attore che fa 60 giornate in un anno, infatti, ha fatto una lunga serie o 3 film da protagonista… e quel tetto di reddito probabilmente lo ha superato. Ma tutti gli altri?! E anche in teatro sono numeri ormai quasi impossibili da raggiungere. Quando si capirà che non si possono chiedere ad attrici e attori gli stessi numeri che agli altri lavoratori dello spettacolo perché, per le dinamiche produttive, non hanno la possibilità di raggiungerli? Quando si capirà che – oltre a modulare i numeri per attrici e attori – è necessario utilizzare sempre come soglia di accesso alle misure (e non solo come tetto oltre il quale si è esclusi) anche il criterio retributivo a fianco di quello contributivo, visto che attrici e attori pur non maturando il numero di giornate magari maturano il reddito necessario?

Torniamo allora, sconfortati, a leggere il comunicato: “Abbiamo voluto occuparci delle tante lavoratrici e lavoratori dello spettacolo che non sono sui palchi, che non hanno visibilità, ma il cui lavoro oscuro è indispensabile e consente a questi momenti di cultura di realizzarsi”

Quindi l’esclusione degli artisti era programmata…? Come mai? “Perché?!”, ci chiediamo. E la risposta davvero ci sfugge. Non hanno difficoltà gli artisti come gli altri, ci chiediamo come Shylock? Ci chiediamo e chiediamo: quei “lavoratori che non sono sui palchi, che non hanno visibilità” che lavoro farebbero se non ci fosse qualcuno sul palco? E se chi sul palco ci va non riesce a mantenersi del suo lavoro e cambia mestiere, per chi lavora chi sul palco non ci va? “Si trova sempre qualcuno disposto ad andare su un palco”, si dirà. Vero. Ma se quello dell’attore è un lavoro in cui la professionalità non solo non viene tutelata, ma viene continuamente oltraggiata e osteggiata da paghe che non permettono di viverne, da Contratti Collettivi totalmente inadeguati e da ammortizzatori sociali che ostinatamente, e in questo caso, a quanto pare, anche esplicitamente, escludono gli artisti… sui palchi si troverà sempre meno professionalità. E a chi gioverà questo? Quando si capirà che svilendo l’opera di attrici e attori si svilisce tutto? Come si fa a non comprendere che tutelare  e valorizzare quella che è la professione in funzione della quale agiscono tutte le altre, vuol dire tutelare e valorizzare l’intero sistema e tutte le sue professioni? Un comparto artistico di livello, professionale, preparato, che riesce a vivere del proprio mestiere e quindi può curarlo, approfondirlo, continuamente allenarlo, può solo giovare all’intero sistema e alla sua immagine, anche all’estero.

Come RAAI Registro Attrici Attori Italiani, continueremo a lavorare finché anche in Italia non si avrà finalmente rispetto dei propri artisti e quindi della salute del sistema spettacolo del Paese.

Qui il comunicato del Ministero.