70 anni di ANAC

Il 15 marzo, al Nuovo Cinema Aquila è stato proiettato “L’onda lunga”, documentario di Francesco Martinotti da un’idea di Alessandro Rossetti e Alessandro Trigona, sceneggiatori con il regista, che si propone la sfida di sintetizzare una storia di lavoro e di lotte che ha compiuto ben 70 anni: quella dell’Associazione Nazionale Autori Cinematografici, ANAC, fondata nel 1952 da 21 autori tra cui Amidei, Zavattini, Pinelli, Bragaglia, Lizzani, Monicelli, Mattoli, Solinas, Sonego, Scarpelli, Age, cui poi negli anni si aggiungeranno De Sica, Rossellini, Visconti, Cecchi d’Amico, Ferreri, Damiani, Pasolini, Pontecorvo, Maselli, Gregoretti, Antonioni, Fellini, Rosi, Petri, Scola, Montaldo e via dicendo.

Il documentario, avvalendosi di molto prezioso materiale di repertorio dall’archivio ANAC e dai repertori dell’Istituto Luce e Aamod e attraverso interviste inedite a Lizzani, Gregoretti, Maselli, Montaldo, Bellocchio, Wertmuller, Gamba, Cavani,  ripercorre alcune delle maggiori battaglie affrontate dall’ANAC, non solo legate a rivendicazioni professionali ma anche mosse da impegno civile; “alcune vinte, alcune perse”, come hanno sottolineato gli autori. Presenti in sala, oltre agli autori, Pupi Avati, Wilma Labate, Umberto Marino, Nino Russo, Emanuela Piovano, Mimmo Calopresti, Giacomo Scarpelli, Giuliana Gamba, Giovanna Gagliardo e moltissimi altri; presente moralmente e in video messaggio Giuliano Montaldo. La proiezione ha suscitato grande apprezzamento ma anche, nei giorni successivi, inevitabili e legittime puntualizzazioni su fatti e letture dei fatti, da parte di alcuni che di quella storia sono stati e sono tuttora parte rilevante. “Non è la storia dell’ANAC nei particolari, nei minimi dettagli”, hanno tenuto a precisare gli autori, “Il documentario ne può rappresentare piuttosto l’introduzione, un primo rapido excursus senza alcuna pretesa se non voler rendere omaggio a quella che è la complessa e articolata storia di un’associazione di categoria del cinema di “appena” 70 anni!”.

L’ANAC rappresenta infatti indubbiamente il maggiore esempio, e per noi un importante riferimento, di Associazione che, con la naturale alternanza di fasi di grande slancio e di maggiore difficoltà, ha saputo vivere per così tanti decenni accompagnando e contribuendo alla storia politica del nostro cinema. L’importantissimo sguardo all’indietro che il documentario ha avuto il merito di voler offrire genera l’effetto, certo voluto, di volgersi immediatamente a guardare avanti, a tutto quanto vi è da fare e migliorare perché la produzione di cinema italiano torni ad essere una fucina di talento e autorialità, come per lunghi tratti del passato ha saputo meravigliosamente essere. Perché ciò accada, è necessaria certo una politica che favorisca la pluralità, ampliando l’accesso e l’offerta, ma anche, ci permettiamo di dire, il recupero da parte di tutto il sistema della consapevolezza delle straordinarie potenzialità, oltre che di intrattenimento, di funzione sociale e artistiche di questo strepitoso mezzo che è il Cinema.

Raffaele Buranelli